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ARCHIVIO STORICO ITALIANO
Serie Y — Tomo XXXIII
In eli ce. della Dispensa £5.a del 10 04*
Memorie e Documenti.
Un Documento poco noto sul ribandimento di Iacopo
di Dante (Arnaldo Della Torre).
I prodromi della ritirata di Carlo Vili, Re di Francia,
da Napoli Saggio sulle relazioni tra Venezia,
Milano e Roma durante la primavera del 1495 (Con-
tinua) (Arturo Seqre).
Una nuova teoria sulle origini del Comune (G-. Volpe).
Archivi e Biblioteche.
L’Arcbivio notarile di Ravulìo nel Frignano (Albano
SORBELLl).
Atti governativi nell’Arcliivio cittadino di Livorno (Pie-
tro VlGO\
Aneddoti e Varietà.
Giacomo da Dentino No taro (C. A. Garufi).
Corrispondenza.
Germania.
Pubblicazioni degli anni 1901 e 1902 sulla storia me-
dioevale italiana (E. v. Ottenthal).
Rassegna Bibliografica.
Istituto Storico Italiano. Fonti per la storia d’Italia. I
Diplomi di Berengario I a cura di Luigi Schiapa-
retti (H. Bresslau).
Tallone Armando, Cartario della abazia di Casanova fino
all’anno 1818. — Patrucco C., Alessio F., Pivano S.,
Battaglino G., Colombo A., Gàbotto F., Carbonélli G.,
Miscellanea valdostana. — Gabiani Niccola, Rivolu-
zione, repubblica e controrivoluzione di Asti nel 1797.
%
— Milano Euclide, Il Rigestum Comunis Albe (Eu-
genio Casanova).
■tèi
CORRISPONDENZA DI GERMANIA
Pubblicazioni degli anni 1901 e 1902 sulla storia medioevale italiana.
Non posso questa volta riprendere in mano la penna senza
grande dolore dell’ animo, pensando che dopo l’ultima mia Corri-
spondenza sono scomparsi uomini insigni, come Giulio Ficker,
Paolo Scheffer-Boichorst, ed Engelberto Muhlbacher, che
con tanta predilezione e con tanto successo hanno coltivato e fatto
progredire gli studi sulla storia d’Italia. Ma la sementa che essi hanno
sparsa seguiterà a prosperare. Sorgono sempre nuovi studiosi tede-
schi, che prendono a lavorare questo campo, a vantaggio cosi delle
scienze storiche come delle relazioni di simpatia che esistono fra
i due grandi popoli civili.
I.
Edizioni di fonti e relative ricerche.
Fra i volumi, comparsi recentemente, dei Monumenta Germaniae
historica questa volta non abbiamo da prendere nota se non delle
continuazioni fatte nella parte riguardante gli Scriptores. Il voi. 31
di questa Sezione apre una nuova serie, poiché anche per gli
Scriptores venne adottato il formato in 40, che è assai più comodo.
I primi volumi di questa continuazione sono riserbati alle fonti
italiane. Ne è uscita la metà del primo, a cui ha lavorato esclu-
sivamente lo Holder-Egger, e contiene una nuova edizione, con-
dotta con tutto l’apparato critico ampliatosi e completatosi nel
frattempo, degli Annales Cremonenses, stampati già nel voi. 18; poi
la cronaca del vescovo Sicardo di Cremona, una Chronica pontificavi
et imperatomin sancii Bariholomaei in insula Romana, di cui era fin
2 —
qui stata pubblicata l’ultima parte nel voi. 24 di questa raccolta,
la restituzione della Chronica pontificum et imperatorum Tiburtina,
la cronaca del giurista Johannes de Deo, compilata sotto Gregorio IX,
e finalmente una ristampa degli Annales Bergomenses ; giacché, colla
scoperta fatta di copie degli antichi codici perduti, si potè nel
voi. 180 migliorare sostanzialmente la ristampa del Ronchetti (1).
Nella collezione, che va di pari passo, degli Scriptoi'es in usum
scholarum lo stesso Holder-Egger ha curato un’edizione migliore
ed emendata degli Annales Piacentini di Giovanni Codagnello, che
deve supplire l’altra più antica inserita nel voi. 180 della collezione
principale, la quale non solo fu riconosciuta insufficiente dal lato cri-
tico, ma appariva altresì bruttata da ingiuste accuse contro l’edi-
zione del benemerito Huillard-Bréholles. Nell’introduzione sta rac-
colto tutto quanto occorre per dimostrare come Giovanni Codagnello
ne fosse veramente 1’ autore (2).
Oltre .di ciò, dobbiamo far menzione anche di numerose pub-
blicazioni di diplomi, lettere ed altri atti. P. Kehr ha continuato,
coll’aiuto de’suoi collaboratori Schiaparelli e Wiederolt, le im-
portanti sue ricerche per l’edizione delle antiche Bolle pontificie (3),
conservate negli archivi e nelle biblioteche d’Italia, comunicando su-
bito al pubblico le scoperte da lui fatte. Gli elenchi pubblicati nelle
Notizie della R. Società delle scienze di Gottinga negli anni compresi
nel nostro rapporto, dimostrano che i risultati ottenuti in Piemonte
(e specialmente a Torino), in Liguria, a Firenze, nel sud della
Toscana, come nel territorio del già Patrimonium Petri, non furono
minori di quelli ottenuti nei luoghi già prima visitati (4). A questo
proposito vorrei specialmente ricordare che il Kehr ha trovato nei
registri papali da Innocenzo III in poi molte Bolle fin qui scono-
sciute dei papi precedenti, e che, stando ai suoi commenti, da
(1) MGH. Scrìptorum tomi XXXI pars I, Hannover e Lipsia, 1902.
(2) .Scriptores rerum germanicarum in usum scolarum. Iohannis Coda-
gnelli Annales Piacentini recensuit O. Holder-Egger, Hannover e Lip-
sia 1901.
(3) Ved. Arch. Stor., 28, 319.
(4) Nachrichten der honiglichen Gesellscha.fit der Wissenschaften zu
Gottingen, philologisch-historische Piasse, 1901: 1-27, 5.7-115, 117-170,
196-228, 239-271, 306-325 ; 1902 : 169-192, 393-558. Cfr, Arch. Stor.,
30, 405-407.
— 3 —
questa fonte ci si può aspettare una buona mèsse anche per la diplo-
matica imperiale e per le carte private. — Per cura di F. Wilhelm (i)
è stata condotta a termine la Va Parte della nuova edizione, tanto
importante anche per la storia d’Italia, dei Regesta imperii del
Bòhmer (1198-1272), alla quale compilazione per vari anni con-
sacrarono le loro forze G. Ficker ed E. Winkelmann. Quest5 ul-
tima dispensa contiene la famosa introduzione che il Bòhmer com-
pose già per la sua prima edizione nel 1849 ; però i capitoli sulla
Dinastia, sulla Cancelleria, sulle fonti, e sui lavori per la storia
degli Svevi, come pure le tavole genealogiche, sono stati messi al
corrente coi resultamenti delle ultime indagini. Vi si trova inoltre
un ragguaglio dei numeri dei regesti contenuti nelle due edizioni,
un indice alfabetico de5 luoghi, ove si trattennero i principi dei
quali si tratta in questa sezione, un itinerario degli ufficiali impe-
riali più importanti che operarono in Italia, e dei Legati della
Curia, un registro dei nomi di persone, e finalmente un indice
dei destinatari e degli attori. Così, mercè tale faticoso ed accurato
lavoro del Wilhelm, si può ritrarre tutto il vantaggio da quest’opera
importante. — A questa si riconnettono, per vari aspetti, i Di-
plomi e ricerche pei regesti del peì'iodo degli Svevi dell’ infaticabile
P. Schefeer-Boichorst, ora purtroppo defunto. Poco prima della
sua morte, egli diede in luce, nel Neues Archiv fur altere deutsche
Geschichtskunde, alcuni diplomi imperiali (2) da Enrico VI fino a
Manfredi, in favore di chiese, monasteri, spedali, ed anche di pri-
vate famiglie e persone italiane, e specialmente dell5 Italia meri-
dionale. Faremo specialmente rilevare come un diploma attribuito
fin qui ad Enrico VI e all’anno 1194 (vedi Stumpf, n. 4856) fu
rilasciato veramente da Enrico V ; e come in conseguenza di ciò
il pegno preso sui castelli di Bargone e S. Donnino dalla città di
Piacenza non accadde nel 1194, come basandosi su questo documento
si è creduto fin ora. — A questo proposito devo anche menzio-
nare il Rapporto fatto da J. Schwalm, nel medesimo periodico,
(1) J. F. BÒHMER, Regesta imperiì V, sezione 5. Einleitung und Re-
gister, bearbeitet von F. Wilhelm, Innsbruck, 1901.
(2) P. Scheffer-Boichorst, TJrkunden tmd Forschungen zu den Re-
gestender staufischen Per io de, nel Neues Archiv der Gesellschaft fiir altere
deutsche Geschichtskunde, 27, 7I-I24* Hannover e Lipsia, 1902.
— 4 —
sul suo viaggio in Borgogna e nell’ Italia superiore, allo scopo eli
proseguire le Constitutiones Imperii, avendo egli per il primo pub-
blicato in appendice una serie di atti circa 1’ amministrazione del-
P impero in Italia negli anni 1282-1358 (1).
In un campo tutto diverso ci porta poi H. Hagenmeyer, il
quale nelle sue Lettere relative alla prima Crociata (2) ne riporta
ben dieci che furono scritte da italiani o ad essi indirizzate. Quan-
tunque tutte queste fossero già note, tuttavia ora ne abbiamo una
buona edizione critica, con eccellenti commentari, taluni de’ quali
addirittura profondi. — Il Bullarium Francncanum è stato pur con-
dotto innanzi per opera dell’ Eubel, frate del medesimo Ordine.
Il sesto volume (3) abbraccia il tempo da Benedetto XII fino a
Gregorio XI, e si basa, come il precedente (4), essenzialmente sui
registri papali, de’ quali l’Eubel è profondo conoscitore. Una parte
dei documenti erano già stati pubblicati dal Wadding negli An-
nales Ord. Min. ; ma 1’ Eubel ce ne offre un’ edizione riveduta, te-
nendo conto anche de’ documenti che si riferiscono al passaggio
fatto in altri Ordini, alle contese avute col clero secolare e alla
Decretale Super cathedram. L’appendice contiene processi e Costi-
tuzioni generali dall’anno 1337 al *54. — J. Hansen ha pubblicato,
col titolo di Fonti e Ricerche per servire alla storia della pazzia
delle streghe e della loro persecuzione nel Medioevo (5), i documenti
di cui si è giovato nella sua opera sullo stesso argomento (6).
Fra essi si trova anche un gran numero di trattati intorno alla
stregoneria e di atti relativi alla repressione delle streghe nelle
terre italiane. Merita pure menzione il prospetto di tutti i • pro-
cessi di streghe dall’anno 1245 al 1540; il più antico, fatto ‘ in
Italia, è del 1340, circa. — Anche il voi. 12 degli Atti della Dieta
(1) J. ScHWALM, Reise nach Oberitalien und Burgund, nel Neues Ar-
chiv, 27, 695-733.
(2) H.. Hagenmeyer, Epistulae et Chartae ad historiam primi belli
sacri spectantes quae supersunt aevo aequales ac gemùnae, Innsbrnck, 1901.
{3) Bullarium Franciscanum sive Rom. pont, - Constitutiones..,. tribus
ordinibùs concessae.. a Conrado Eubel, to. VI, Roma e Lipsia, 1902.
(4) Ved. Arch. Stor., 24, 365 ss.
(5) J. Hansen, Quellen und Untersuchungen zur Geschichte des He-
xenwahns und der Hexenverfolgung im Mittelalter, Bonn, 1901.
(6) Yed. Arch, Stor., 28, 335.
— 5 —
dell’ Impero tedesco riflette la storia italiana solo in parte. Questo
volume compilato da G. Beckmann (i) abbraccia la fine del regno
di Sigismondo (1435-1437) e reca ampio materiale di documenti,
per la maggior parte sconosciuti, sulle trattative di pace con Ve-
nezia e sui dissidi dell5 imperatore col Duca di Milano, che mi-
nacciarono aperta rottura. Nè rispetto a ciò rimasero senza influenza
le relazioni col Concilio di Basilea, poiché Sigismondo s’opponeva
energicamente alla divisata chiusura del commercio veneziano.
Nella introduzione studia a fondo e rischiara taluni di siffatti pro-
blemi il Quidde, il quale fino ad ora aveva avuto la direzione di
questa impresa.
Dobbiamo, d’altro lato, annunziare due pubblicazioni che si
occupano ex professo di storia tutta italiana. Del Tabularium di
S. Maria in via lata, in Roma, edito da L. Hartmann, è venuta
in luce la seconda parte (2), che contiene i (66) diplomi di questa
chiesa dal 1051 al 1116; e ne reca inoltre, nell’appendice, quattro
nuovi, trovati in questo frattempo, degli anni 1032-1038. Nella
introduzione si parla degli scrittori di tali documenti, che quasi
tutti erano Scrinali s. R.ae Ecc.ae; della scrittura, delle note cro-
nologiche e delle altre formule ; in sette tavole si danno poi fac-
simili interessanti della scrittura delle carte romane di quell’epoca.
— Il terzo volume delle Ricerche per servire alla Storia di Firenze di
Rob. Dayidsohn (3) contiene, nella prima parte, una raccolta assai
abbondante e ben disposta di documenti che si riferiscono al com-
mercio e alle industrie della città dell’ Arno ; e nella seconda,
dei saggi che illustrano quelle lotte violenti fra i Bianchi e i Neri
dal 1299 al 1306, che ebbero un’eco anche in tutta l’Italia cen-
trale. Dopo la diffusa analisi critica e gli elogi che giustamente
ebbe la bella pubblicazione in questo stesso periodico (4), non ho
altro da aggiungere.
(1) Deutsche Reichstagsakten, to. XII, Deutsche Reichstagsakten unter
Kaiser Sigismund, parte VI, 1435-14375 ed. G. Beckmann, Gotha, 1901.
(2) L. M. Hartmann, Ecclesiae s. Mariae in Via lata Tabularium,
parte II, Vienna, 1901.
(3) R. Davidsohn, Forschungen zur alter n Geschichte von Florenz,
parte III, Berlin, 1901.
(4) Arch. Stor., 29, 131-138.
— 6 —
Fra le illustrazioni di singole fonti o di vari loro gruppi vo-
glio ricordare specialmente le felici reintegrazioni di K. A. Kehr
della cronaca di Falco da Benevento (i) ; giacché il Kehr dimostrò
come la Chrortica ignoti monachi Cistercensis S. Marine de Ferrarici,
pubblicata dal Gaudenzi (2), si giovasse dell’opera completa di Falco,
dunque anche per il tempo compreso dal 1099 al 1102, e dal
1140 al 1148, mentre si conosceva finora soltanto il frammento dal
IT02 al 1140. — Procedendo in ordine di tempo fni trovo dinanzi
ad un lavoro preparatorio fatto dall’ Holder-Egger per l’edi-
zione surricordata dell1 2 3 4 5 opera del Vescovo Sicardo di Cremona (3).
Le ricerche istituite sulle fonti usate da Sicardo per la sua cronaca
condussero a conoscere un’altra cronaca, compilata in Tivoli, e
fondata sopra un catalogo di Papi e di Imperatori, la quale è stata
pure stampata nel voi. 31, ricordato di sopra, de’ M. G. H. Scrip-
tores. -— Il conte Ippolito Malaguzzi-Valeri ebbe il merito di sco-
prire che la redazione fatta d’officio del primo volume degli Statuti
di Reggio è della stessa mano che scrisse anche la così detta duplice
Cronaca di Reggio, conservata in originale, e che in conseguenza
di ciò P autore di quest’ ultima pregevole opera fu il notaro pala-
tino Albertus q. Gherardi Milioli. Il Malaguzzi, già nel 1884, diede
occasione all’Holder-Egger di esaminare criticamente la cosa, che
risultò confermata. Ora, poiché lo stesso Mal aguzzi non si. accinse
alla pubblicazione, 1’ Holder-Egger, in una sua dissertazione in-
torno alla duplice cronaca di Reggio (4), gli rivendica l’onore della
priorità, esponendo in un largo studio i resultati propri, cui giunse
esaminando gli statuti e.gli altri libri pubblici di Reggio, per fis-
sare la biografia di Alberto Milioli, l’origine e la redazione della sua
duplice cronaca. — Nella Rassegna per la storia ecclesiastica E. Schott
fa un esame critico delle notizie che si hanno intorno Abate
(1) K. A. Kehr, Ergànzungen zìi Falco von Benevent, nel Neues Ar-
chiv, 27, 445-472. Cfr. Ardi. Stor., 31, 263.
(2) Monumenti storici ed. per cura della società Napoletana di st. p.
Serie I, 1888.
(3) O. Holder-Egger, Einiges zur Quellenkritik der Chronik Sicards,
nel Neues Archiv, 26 (1901), 471-555.
(4) O. Holder-Egger, Zur Doppelchronik von Reggio, nelle Nachrichten
der kòn. Gesellschaft der Wissenschaften zu Gottingen, 1901, 272-305.
— 7 —
Gioacchino de 'Floris (i) e cerca di sviscerare i principali concetti
che guidarono quest’ uomo singolare (che ebbe tanta influenza sopra
i suoi contemporanei), desumendoli dai suoi scritti autentici. Egli
accenna, fra le altre cose, come gli scolari del medesimo Abate at-
tribuirono per errore ai suoi scritti la frase Evangelium aeternum,
della quale il loro maestro fece uso. — Per recare nuovi studi e
nuova luce ad una soluzione oggettiva della vivace disputa sulla
credibilità di quelle scritture che il Sabatier e i suoi seguaci po-
sero in fronte alle Fonti per servire alla Storia di Francesco d’Assisi
(cioè lo Speculimi perfectionis e la Legenda trium sociorum), W.
Goetz (2) cerca di fissar bene ciò che ci rimane propriamente
delle opere del Santo e ciò che, fra quelle a lui attribuite, si deve
scartare come spurio od almeno come dubbio. — Non mi è
pervenuto ancora 1’esame fatto da N. Tilemann sulle due opere
sunnominate (3).
N. Schroers, in una sua memoria sopra Una pretesa oi'azione
conciliare di Papa Adriano II (4), dimostra con ragioni convincenti
che la nota orazione, trovata dal Muratori in un codice milanese e
riferita al Concilio romano dell’ 864, intorno al cui autore nonfuron
concordi i critici, fu veramente tenuta non dal Papa ma dal Bi-
bliotecario, il Cardinale Anastasio. — Prima di chiudere questo pa-
ragrafo, voglio ricordare anche i pregevoli Rapporti che due colla-
boratori dei M. G. H. fecero nel Neues Ai'chiv intorno ai risultati
delle loro indagini in Italia e sopra fonti italiane. Il Brackmann (5)
(1) E. SCHOTT, Joachim Abt von Floris, nella Zeitschrift fiir Kirchen-
geschichte, 22, 343-361 e 23, 157-186.
(2) W. Goetz, Quellen zur Geschichte des heiligen Franz von Assisi,
nella Zeitschrift fiir Kirchengeschichteì 22, 362-377 e 525-565, Ved. Arch.
Stor., 30, 484 ss.
(3) H. Tilemann, Speculmn perfectionis und Legenda trium sociorum,
ein Beitrag zur Quellenkritik der Geschichte des heiligen Franz von Assisi,
Lipsia, 1902.
(4) A. L. Schroers, Fine vermeintliche Konzilsrede des Papstes Ila-
drian II, nel Historisches fahrbuch der Gbrresgesellschaft, 22, 23-36 e
2 5 7 - 2 7 5.
(5) A. Brackmann, Reise nach Italien vom Màrz bis Limi 1900, nel
Neues Archiv der Gesellschaft fiir altere deutsche Geschichtskunde, 26,
299-347-
- 8
dà alcune comunicazioni sui mss. del Liber pontificali e di alcune
biografie di Papi fino al sec. XIV inoltrato ; egli frugò specialmente
le biblioteche di Roma e di Firenze. —- O. Cartellieri (i) porge
un prospetto di mss. di Nicolaus de Jamsilla, di cui si propone di fare
un’edizione, cercando intanto di mettere in chiaro il loro valore
e la loro derivazione.
IL
Storia politica.
NelPaccingermi al resoconto sulla storia politica della Nazione,
del regno, delle sue regioni e città, credo di dover rammentare
due opere di carattere più, generale, che per i nuovi concetti e
perde vedute cui si informano, sono interessanti e istruttive anche
per la storiografia italiana. Sono due storie universali. L’una, edita
dall’ Helmolt, è lavoro collettivo cui hanno partecipato buon nu-
mero di specialisti e si basa specialmente sulle dottrine etnografiche
del Ratzel. Secondo il disegno primitivo con cui era disposta la
materia, la storia d’Italia doveva esser trattata nella parte dedi-
cata alle coste mediterranee, e quest’ordine si tenne anche per il
tempo antico, nel quarto volume ; ma poi si sentì il bisogno in-
trinseco di riunire lo svolgimento storico della penisola insieme con
quello dell’ Europa occidentale ; ciò che è stato fatto, per la parte
che riguarda la civiltà, nel volume settimo (2), come ne fu dato
ampio conto in questo stesso periodico (3). Ma, con tutto il ri-
spetto per 1’ opera de’ singoli collaboratori, l’insieme generale di
quest’ opera manca troppo di unità organica, perchè ci possiamo
dichiarare soddisfatti del modo con cui il problema è stato risoluto.
— L’altra storia universale è dovuta alla penna di Th. Lindner (4),
il quale parte invece da un concetto conservativo ed eclettico.
Perciò nella sua narrazione egli dà il primo posto allo Stato,
mette in rilievo le azioni de’ vari individui che grandeggiano, te-
(1) O. Cartellieri, Reise nach Italien im Jahre i8gg, Ib., 26, 679-708.
(2) H. F. Helmolt, Weltgeschìchte, to. VII, Lipsia, 1900.
(3) Vèd. Arch. Stor., 29, 103.
(4) Th. Lindner, . Weltgesdiidite seit der Vólkerwanderung, to. I e II,
.Stuttgart e Berlin, 1901 e 1902.
nendo pur conto dello svolgimento della civiltà intellettuale e ma-
teriale, se anche in un grado che forse non a tutti parrà sufficiente.
Egli comincia la storia universale solo dalle trasmigrazioni dei po-
poli germanici. Non ostante il taglio netto e profondo che segue,
per la comparsa de’Germani, del Cristianesimo e dell’Islamismo,
non si potrà certo sostenere il fondamento teoretico che l’au-
tore accoglie per giustificare 1’ omissione di tutta 1’ epoca antica
nella sua storia universale ; ma considerandolo dal punto di vista
pratico si può del tutto approvare il concetto di scriverne solo
una parte. E il Lindner deve appunto all’ aver così ristretto il
suo campo, se potè tanto approfondirsi, come ha fatto, anche
in quei rami di storia de’ quali non si era per l’innanzi molto
occupato. L’ opera non solo è riuscita di grande unità in sè stessa ;
ma è anche solida e lavorata con cura ; molto giova pure 1’ aver
riferito nei singoli capitoli la bibliografia più importante. I due
primi volumi, di cui qui parliamo, arrivano col racconto fino al
sec. XIII. Lo sviluppo dell’ Italia, anche astrazion fatta dalla fon-
dazione del regno gotico e longobardo, e dalle vicende dell’ im-
pero dall’epoca de’Carolingi, è trattato .in speciali capitoli. Nel
primo volume si trova « l’Italia e il Papato », nel secondo « l’Italia
nelle sue relazioni coll’ Oriente » e vi si comprende altresì la fon-
dazione della Signoria de’ Normanni.
La grande opera di H. Grisar, Storia di Roma e de Papi
nel Medio Evo (i), ci conduce ai primi tempi dell’epoca di mezzo,
ed è fatta coll’intendimento di compensare, da un lato, quella ben
nota del Gregorovius, ricollegandosi, dall’altro, alla Storia de’Papi
dalla fine del Medio Evo del Pastor. Il primo volume, che ora è
completo e che s’intitola Roma mila fine del mondo antico, ci de-
scrive tutto il periodo di transizione fino a Gregorio I. Fu in
questo tempo che avvenne la trasformazione dell’ aspetto della
città dal mondo antico e pagano a quello medievale ; e per questa
ragione più della metà del volume è occupata dal libro I, dove si
trattano essenzialmente questioni archeologiche e topografiche. Il re-
sultato corrisponde alla grande rinomanza che l’autore si è acqui-
stata in questo campo, mercè lunghi studi ed eccellenti lavori
(i) H. Grisar, Geschichte Roms und der Papste im Mitteìalte?, to. I,
Freiburg im Breisgau, 1901.
10 —
speciali. Con altrettanta profondità P A. tien dietro pure allo
svolgimento della Chiesa e in modo particolare a quello del Pa-
pato. E cosa, del resto, ben naturale che il concetto di lui in-
torno a questa istituzione sia conforme ai principi dell’ Ordine
de1 2 3 * 5 Gesuiti al quale il Grisar appartiene.
Abbiamo avuto due lavori contemporanei, e indipendenti l’uno
dall’altro, sui rapporti che passarono fra la Chiesa e il Papato,
da un lato, e lo Stato, dall’ altro, sotto ^Carolingi. W. Ohr, nella
sua dissertazione II governo teocratico de* Carolingi nella teoria e nella
pratica (i), giunge a concludere che Carlo Magno riunì nelle sue
mani tutti i poteri spirituali e temporali in conseguenza dell’ idea
che aveva dei suoi doveri teocratici, e appoggiandosi anche ai diritti
che i re franchi esercitavano da tanto tempo sulla chiesa del loro
regno. Ma di fronte a lui il Papato potè pure mantenere intatte
le sue pretese sul primato della sua autorità come pastore e am-
maestratore della Cristianità ; cosicché in cima a questa venivano
a stare due rappresentanti della potestà divina, indipendenti, in
teoria, l’uno dall’altro. — Opinioni simili, sebbene formulate con
più acutezza ed anche talvolta con sottigliezza soverchia, si tro-
vano anche nei primi capitoli del lavoro di H. Lilienfein intitolato
Opinioni sullo Stato e la Chiesa al tempo dei Carolingi (2). Nei capitoli
che seguono si descrive la separazione della Chiesa e dello Stato e
la vittoria finale del Papato sotto Niccolò I, la cui importanza sta,
secondo il nostro autore, nell’ avere dimostrato per il primo al
Medioevo come fosse possibile di realizzare P ideale dell’unità non
solamente nella teocrazia, ma anche nella jerocrazia. —- Com’ è
noto, intorno alle cause per cui Leone III diè di sorpresa la corona
imperiale a Carlo Magno noi non possiamo fare che delle suppo-
sizioni. Ora, E. Sackur, nella sua memoria sopra Un processo ro-
mano di lesa Maestà e Vincoronazione di Carlo Magno a imperatore (3),
(1) -W. Ohr, Der karolingische Gottesstaat in Theorie und Praxis,
Lipsia, 1902.
(2) H. Lilienfein, Die Anschaiumgen iiber Staat nnd Kirche im Ila-
rolingerreich, I fascicolo delle Heidelberger Abhandlungen zur mittlern und
neuern Geschichte, herausgegeben von Marcks und Schàfer, Heidelberg, 1902.
(3) E. Sackur, Ein ròmischer Majestàtsprocess und die Kaiserkronung
Karls des Grossen, nella Historische Zeitschrift, 87, 385-406, Miinchen und
Berlin, 1901.
tenta di far accettare l’opinione che il Papa fosse stato mosso dal
desiderio di affidare la suprema giurisdizione criminale in Roma,
che fino allora era stata di competenza dell’ imperatore e de’ suoi
vicari, nelle mani di persone favorevoli a lui stesso, per punire
così colle pene stabilite per il delitto di lesa Maestà quei romani
che avevano congiurato contro di lui. — Il lavoro di W. Sickel,
Alberico II e lo Stato della Chiesa (i), è di somma importanza per
1’ origine e la costituzione dello Stato Ecclesiastico. Egli ne studia
1’ organamento fino dalla sua fondazione ; mostra il modo come i
Papi lo amministrarono, o piuttosto sotto molti aspetti non lo
amministrarono punto, conforme ai fini che avevano nel possedere
lo stesso Patrimonio ; in specie poi descrive, e con tutta ragione,
la situazione particolare della nobiltà romana di cui il Papa non
era nè il Capo nè il Duce. Fondandosi sulla solida base di un
vasto materiale tratto dalle fonti genuine, egli passa poi ad esporre
la memorabile Signoria di Alberico. E non solo ci reca ragguagli
e particolari interessanti circa le sue operazioni, ma anche s’in-
dustria di ricostruire la sua posizione di fronfe al diritto pubblico ;
e fa tutto ciò in modo certamente istruttivo, ma che forse va
talora al di là di quel che ci permettano le notizie forniteci da
Liutprando e da Benedetto.
Così giungiamo all’epoca della formazione delPimpero tedesco.
La ben nota raccolta degli Annali della Storia tedesca è stata ar-
ricchita di un altro volume, che tratta del regno di Ottone II. Il
lavoro di K. Uhlirz (2) è degno di stare alla pari colle altre parti
meglio riuscite di questa impresa. In modo completo vi si rilevano
tutte le azioni di questo Imperatore in Italia ; agli eruditi italiani
riesciranno poi di grande interesse la descrizione esauriente dello
stato politico dell’ Italia meridionale e le Appendici sulla lotta in-
felice contro i Saraceni. — C. M. Kaufmann (3) si occupa del mo-
numento eretto nella Basilica di S. Pietro a Ottone II, che fu il
(1) W. SlCKEL, Alberich 1 I und der Kirchenstaat, nelle Mìttheilungen des '
Instituls filr osterreichische Geschìchtsforschnng, 23, 50-126, Innsbruck, 1902.
(2) "K. Uhlirz, Jahrbùcher des deutschen Reiches unter Otto li und
Otto III, to. I. Otto II, 913-983, Lipsia, 1902.
(3) C. M. Kaufmann, Das Kciìsergrdb in den vatikanischen Grotten,
con 8 tavole, Munclien, 1902.
— 12 —
solo degli Imperatone^ Romanorum ad essere sotterrato in Roma ;
P autore è il primo che ci abbia dato una illustrazione sincera di
cotesto monumento (che ora si trova nelle grotte del Vaticano)
e delle sué molteplici peripezie, collegate alla ricostruzione della
Basilica stessa. -Come schiarimento ben ci servono i numerosi di-
segni annessi, mentre P introduzione sulle lotte di Ottone con i Sa-
raceni e sulla sua morte s’è molto avvantaggiata colPeclizione degli
« Annali » dell’ Uhlirz. — Per esser completo bisogna che ram-
menti pure PItinerario di Enrico III compilato da E. Muller (i),
giacché riguarda anche le spedizioni italiane di quest’ imperatore,
senza offrire però per la storia italiana alcun nuovo risultato d’im-
portanza, di fronte allo Steindorff. - A questo punto devo pur ci-
tare l’eccellente Storia della p7'ima Crociata (2). di cui è autore R.
Ròhricht, uno de’più profondi conoscitori di quell’epoca, giacché
vi si trova una esatta descrizione della parte che presero alla me-
desima Crociata i Normanni e Boemondo. I lettori ACE Archivio
si ricorderanno del resoconto che già fu dato di questo libro (3).
Intorno all’epoca Sveva abbiamo da segnalare due grandi
opere di carattere generale. Il 40 volume della insigne Storia
ecclesiastica della Gennania di A. Hauck (4) tocca la storia d’Italia,
specialmente nel terzo capitolo, intitolato « la Reazione sotto Fede-
rico I », trattandovisi diffusamente del conflitto del Barbarossa con
Adriano III, della duplice elezione del 1159, dello scisma che a
quella si ricollegò, e si fuse anche colla questione lombarda.
Potrebbe anche, nel suo insieme, interessare l’Italia la elaborata
descrizione dello stato della Chiesa sul principio del XII secolo
(cap. I), sebbene tocchi specialmente la Germania e si basi sopra
documenti pure tedeschi, de’ quali si fa uso in gran copia. — Il
volume II della Storia della Germania nell’epoca degli Hohenstaufen
(che fa parte della Biblioteca di storia tedesca pubblicata dallo
Zwiedineck) abbraccia il periodo da Enrico VI fino a Federico II.
(1) E. Muller, Das Itinerar Heinrichs III (to. XXXVI degli Hi-
storìsche StiLdìen heràusgegeben von Ebering), Berlin, 1901.
(2) R. Ròhricht, Geschichte des ersten Kreuzzugs, Innsbruck, 1901.
(3) Ved. Arch. Stor., 29, 122.
(4) A. Hauck, Kirchengeschichte Deutschlands, to. IV, parte I, Lip-
sia, 1902.
— 13 —
Sì nella disposizione come nel concetto fondamentale, questo vo-
lume, che fu compilato quasi esclusivamente da G. Winter (i), in
sostanza corrisponde all’altro prima pubblicato ; perciò rimando il
lettore all’esame analitico che ne feci (2). L’autore, non senza suc-
cesso, ha cercato di farsi un giudizio indipendente di questi prin-
cipi importanti e dei loro tempi agitati ; e, avuto riguardo allo
scopo della « Biblioteca » stessa, ha scelto come centro della sua
narrazione Federico II e le vicende del popolo tedesco. — Passo
ora ai lavori che trattano particolarmente di argomenti italiani in
quell’epoca. La dissertazione di E. Caspar sui Privilegi di Rug-
gero I per i vescovati da lui fondati in Sicilia e sulla sua politica
ecclesiastica (3) fa parte, come si annunzia, di un’opera più volumi-
nosa sopra Ruggero II e la fondazione della monarchia di Sicilia,
che, a giudicare da questo saggio, si può attendere con interesse.
— J. Caro (4) ha fatto delle ricerche sulle Relazioni di Enrico VI
colla Curia romana ugo-iig7, pubblicandole in una dissertazione (che
non ho potuto avere) della Università di Miinster. — Parimente co-
nosco solo dal titolo la dissertazione di O. Hassler, di Basilea,
sopra Un condottiero della Cùria romana sui primi del sec. XIII (5)
(Pelagus Galvani vescovo di Albano). — Il regno e i tempi di Fede-
rigo II sono stati soggetto di nuovi lavori. La memoria dell’ Hampe,
che s’intitola Dai primi anni di Federigo II (6), in base a certe
lettere del Codice 11867 parigino, che sono stampate nell’appendice,
corregge sotto vari aspetti il concetto che finora si aveva sulla
politica del Cancelliere napoletano e vescovo Gualtieri de Palear,
di Gualtieri di Brienne e di Marquardo d’Anweiler, dal che viene
anche a prendere in parte tutt’ un altro aspetto l’intera storia del
(1) J. Jastrow ,e G. Winter, Deutsche Gescliichte ìm Zeitalter der
Hohenstaufen, lo. II, Stuttgart, 1901.
(2) Ved. Arch. Stor., 365 ss.
(3) E. Caspar, Die Grùndungsurkunden der sicilischen Bisthiimer und
die Kirchenpolitik Gra.f Roger I, Innsbruck, 1902.
(4) J. Caro, Die Beziehungen Heinrichs VI zur ròmische?i Curie wàh-
rend der Jahre 1 iqo -1 igj, Miinster, 1902.
(5) O. Hassler, Ein Heerfiihrer der Furie zu Anfang des 13 Jahr-
hunderts, Berlin, 1902.
(6) K. Hampe, Aus der Kindheit. Kaiser Friedrichs II, nelle Mit-
theilungen des Instittùis fiìr osterr, Geschichtsforschung, 22, 575-591.
— 14 —
Reame di Napoli dalla morte di Enrico VI al 1207. — F. Fehling
istituisce delle ricerche sulle Relazioni tra Federigo II ed i Cardinali
romani (1) ; ed espone, sia nel suo insieme sia nelle sue conse-
guenze, il fatto, già prima noto, che una parte di quei Cardinali,
di fronte alla politica focosa di Gregorio IX, desideravano piut-
tosto di attenersi alla condotta conciliativa di Onorio III. L’autore
accenna come i Cardinali avessero già una parte più importante
sotto Onorio ; ma sotto Gregorio la loro maggioranza si fece così
ostile al Papa, che l’imperatore più volte li richiese di far valere
la loro propria autorità contro i disegni del Pontefice* Ma le con-
seguenze non durarono molto ; dacché non potè più impedirsi nè
la scomunica di Federigo nè la stretta alleanza del Papa con i
Lombardi. — La Politica de’ Cardinali dal 1243 al 1268 forma argo-
mento di una dissertazione di J. Maubach (2), della quale non posso
dir nulla. — H. Chone cerca di provare come i Rapporti commer-
ciali di Federigo II con le città marittime Venezia, Genova e Pisa (3)
subirono nel 1221 una rivoluzione completa. Mentre questi potenti
comuni dalla morte di Enrico VI fino ad allora si erano a piaci-
mento appropriati territori e diritti, Federigo aveva tolto di mezzo
la loro posizione privilegiata, e rivendicato con successo alla corona
reale tutti i loro privilegi, regolando con leggi uniformi il com-
mercio e aprendo così al Reame solide fonti di entrate. Gli riuscì
inoltre di limitare essenzialmente la forza di Genova e di Venezia
commerciando dirèttamente coll’ Egitto e colla Siria e sviluppando
la marina siciliana.
L’infaticabile H. Finke, che fa studi e ricerche sulla storia
del Concilio di Costanza, ebbe la ventura di trovare nell’Archivio
della Corona d’Aragona, in Barcellona, una ricca raccolta di do-
cumenti anche per la storia di Papa Bonifazio Vili (4), che fu
(1) F. Fehling, Kaiser Friedrich II und die romischen Kardinàie
in den Jahren /227-1239 (to. XXI degli Pisi. Studien herausgegeben von
Ebering), Berlin, 1901.
(2) J. Maubach, Die Cardinale und ihre Politik unter Innozenz IV,
Alexander IV, Urba7i IV, und Clemens IV, Bonn, 1902.
(3) H. CHONE, Die Ilandelsbeziehnngen Kaiser Friedrichs II zu den
Seestàdten Venedig, Pisa und Genua (to. XXXII degli Historische Studien
herausgegeben von Ebering), Berlin, 1902.
(4) H. Finke, Aus den Tagen Bonifaz Vili, Munster, 1902.
— 15 —
da lui completata metodicamente in altri luoghi, ed ora ce l’offre
insieme colle sue stesse ricerche. Fra questi documenti sono spe-
cialmente interessanti per 1’ Italia le Relazioni degli ambasciatori
aragonesi ed agenti alla Curia negli anni 1294-13 ió ; offrendo
nuovi ragguagli anche intorno ai rapporti di questo Papa con
Carlo II di Sicilia e con Carlo di Valois, paciere della Toscana.
Fra i suoi studi che rientrano nel campo di questa corrispondenza
citeremo in special modo quelli che trattano della biografìa di
Bonifazio prima della sua esaltazione. Per recarne un esempio,
gli è riescito di provare che il Papa, quando fu eletto, deve essere
stato molto più giovane di quanto comunemente si stimava ; poi
ricorderemo anche le dissertazioni sulle cause della contesa fra il
medesimo Papa e i Colonna. Sono pure da notarsi le indagini
sulle relazioni del Papa col Collegio de’ Cardinali, intorno al quale
argomento fu più volte discusso in questi ultimi tempi e sull’origine
della Bolla Unam Sanctam, con nuove prove che il Papa si arrogò
di fatto un potere illimitato nelle cose temporali. Anche il capitolo
sopra Arnoldo di Villanova, medico del Papa, sparge luce sulle
correnti intellettuali di quei giorni. — Il Vossler parla, negli An-
nali di Heidelberg, della Posizione di Dante rispetto al Rinascimento (1) ;
e si può dire che il merito di questa memoria consista nelle fini
osservazioni particolari. — Intorno ai fatti che accaddero nella ele-
zione dell’ ultimo antipapa imperiale Niccolò V (Petrus de Cor-
bario) ha fatto minuziose indagini J. Pflugk-Harttung (2).
Gli ultimi volumi degli Atti della Dieta dell’ impero tedesco e le
Ricerche per sei'vire alla Storia del Concilio di Costanza dettero la
spinta ad esaminare più minutamente la politica italiana di Sigi-
smondo imperatore. Il libro di E. Goeller, intitolato La politica
ecclesiastica dell’ imperatore Sigismondo dalla morte di Bonifazio IX
fino alla convocazione del Concilio di Costanza (3), tocca la storia
(i ) K. VOSSLER, Dante und die Renaissance, negli Heidelberger Jahrbiìcher,
ir, 85-107. Heidelberg, 1901.
(2) J. V. Pflugk-Harttung, Die Wahl des letzten kaiser lichen Gegen-
papstes, nella Zeitschrift fiir Kirchengeschichte, 22, 566-585.
(3) E. Goeller, Kdnig Sigismunds Kirchenpolitik vom Tod Bonifaz IX,
bis zur Berufung des Constanzer Concile (to. VII degli Studien aus dem
Collegium sapientiae), Freiburg im Breisgau, 1902.
— 16 —
territoriale d’Italia più di quel che il titolo lasci supporre. Vi
si dimostra come la rottura di Sigismondo con Bonifazio IX
fu occasionata dall’ alleanza del Papa con Ladislao di Napoli ;
e come la condotta di Venezia facesse anche accostare 1’ im-
peratore ai Padri di Pisa. Si fa pure un profondo esame di
tutti gli avvenimenti politici d’Italia dal 1410 al 1413, e si de-
dica una speciale appendice alla defezione di Venezia da Gre-
gorio XII. L’ autore fa dipendere la condotta di Sigismondo verso
Innocenzo VII e Gregorio XII dalla speranza che egli aveva di
tener lontani dall’ Ungheria i Turchi, valendosi degli aiuti di questi
Papi. — G. Beckmann, in un suo lavoro sulla lotta dell’ imperatore
Sigismondo contro gli Osmani (1), cerca inoltre di provare che la guerra
contro i Turchi che aspiravano alla Signoria universale formò il
centro della politica di questo principe durante tutto il suo go-
verno. E crede di aver trovato la chiave, che apre questa « sco-
perta » nelle istruzioni di Pippo di Ozora, ambasciatore di Sigi-
smondo a Giovanni XXIII, nel 1410. E persuaso che per amor
di questa guerra il Papa debba avere aiutato P imperatore Sigi-
smodo ; e dimostra che si trattava specialmente delle relazioni con
Venezia. — Della memoria di H. Herre sopra i Rapporti del Re
Sigismondo coll’Italia (2) ( 1412-1414) fu già tenuto parola in questo
periodico (3). — Siffatti studi mostrano come molteplice fu l’in-
fluenza esercitata dagli stati italiani nei precedenti del Concilio di
Costanza ; e in relazione a ciò, I. PIaller, fondandosi su certi no-
tevoli documenti dell’Archivio di Stato di Firenze, può dimostrare
come la condotta della Francia al Concilio di Basilea si coordi-
nasse con la questione napoletana. Eugenio IV rilasciò un diploma
di infeudatone, per Renato di Anjou, del Reame di Napoli (4); ma
lo depositò nelle mani di Cosimo de’ Medici, che doveva conse-
(1) G. Beckmann, Der Kampf Kaiser Sigismunds gegen die werdende
Weltmacht der Osmanen, Gotha, 1902.
(2) H. Herre, Die Beziehungen Konig Sigismunds zu Italien 1412 bis
1414, nelle Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven 2tnd Biblio-
theken, 4, 1-62, Roma 1902.
(3) Ved. Arch. Stor., 27, 410.
(4) I. Haller, Die Belehnung Rene's von Anjott mit dem Kónigreich
Neapel, nelle Quellen ttnd Forsch. aus ital. Arch. und Bibl., 4, 184-207, Cfr.
ora anche Arch. Stor., 32, 459.
17 -
gnarlo al Re di Francia soltanto dopo essersi questi legato, dichia-
rando quale sarebbe stata la sua condotta verso Basilea, e dopo
aver pagato 30000 ducati. Questa promessa influì sulla politica
ecclesiastica francese, tanto nel I435-’3Ó, quanto nel 1440 ; al-
lorché, nel 1442, la Bolla fu consegnata a Renato, essa aveva per-
duto ogni valore. — La dissertazione di H. Manger suìY elezione di
Amedeo di Savoia (1) appartiene più alla storia del Concilio di
Basilea, che a quella d’Italia.
In fine di questo paragrafo devo indicare anche alcuni lavori
sulla storia di città o provincie della Penisola. J. Jung, in una me-
moria mila città di Luna e il suo contado (2), che si riconnette al
precedente suo studio sopra Bobbio, Veleia, e Bardi, ci dà una
storia, tutta tratta da fonti primitive, del territorio posto sul versante
occidentale del passo importante del Monte Bardone, della città
di Luni e della Lunigiana. Egli fa derivare V importanza marit-
tima di quella città sotto la dominazione de’ Greci e dei Longo-
bardi, che la collegarono pur con la Corsica, dalla condizione stessa,
che ebbe a tempo de’ Romani. Ma scossa dall’ assalto de’Saraceni
nel 1016, non potè risorger più alla sua prima floridezza accanto
a Genova e a Pisa. Lucca tenta di tenérsi il mare aperto in questi
luoghi ; ma l’interesse principale non consisteva più nella città, che
per via delle febbri già fino dal sec. XII s’era trapiantata a Sar-
zana, ma nel vescovato e nella Contea, specialmente in quest’ul-
tima, causa 1’ adito ai passi di Parma e di Pavia. In questo 'ter-
ritorio si stabilirono dapprima, gli Otbertini, poi i Marchesi di
Lucca, e infine i Malaspina. — Questo bel lavoro è stato in certo
modo completato da L. Schutte, che però si è limitato a un pe-
riodo di tempo più ristretto, ed ha preso in sostanza ad esaminare
l’importanza di questo territorio per la politica imperiale (3).
Egli espone come gli Svevi più che altri facessero ogni sforzo per
assicurarsi il libero passaggio traverso il Monte Bardone, quale
(1) H. Manger, Die Wahl Amadeos von Savoyen durch das Basler
Condì 1439, Marburg, 1901.
(2) J* JUNGr, Die Stadi Luna und ihr Gebiet, nelle Mittheil. des Insti-
tuts fur òsterr. Geschichtsforschung, 22, 193-246. Cfr. ora anche Arch.
Stor., 32, 513.
(3) L. Schutte, Der Appeninenpass des Monte Bardone und die deut-
sdien Kaiser (to. XXVII degli Histor. Stud. herausgegeben von LberingJ,
18 —
comunicazione più diretta fra Parma e la costiera toscana ; e con
ciò restano spiegate la rivalità di Piacenza e di Parma e le rela-
zioni di Borgo S. Donnino e Bargone colle due città summentovate
e coll’ impero. —- A. Gottlob ci dà un contributo alla storia di
Siena e delle sue casate, studiando quali fossero i soci della Com-
pagnia bancaria Buonsignori negli anni 1250-1268 (1), e passando
brevemente in rassegna questi banchieri che furono i principali sov-
ventori della Curia romana. —■ Intorno alla Cronaca della famiglia
Minotto, fatta stampare dal Conte D. Minotto (2), non posso che ri-
mandare ad un cenno datone nel periodico Historische Zeitschrift (3).
I documenti certi attinenti alla storia di questa famiglia comin-
ciano colla seconda metà del sec. XIII e sono riferiti in extemo ;
quelli che riguardano le relazioni fra Venezia e Costantinopoli
sui primi del sec. XIV offrono interesse anche per la storia di
questa città. L’ edizione non è condotta in modo da corrispondere
del tutto alle esigenze della critica.
III.
Scienze ausiliari, Miscellanee.
La scienza storica trovasi oggidì in mezzo alla corrente delle
idee e de’problemi relativi alla parte teoretica della scienza. Segui-
tando l’indirizzo del tempo, Th. Lindner in un libro a sè, che vuol
esser bensì un preambolo alla sua storia universale, ha spiegato
il fondamento teoretico del concetto che egli ha della storia. La
sua Filosofia della storia (4) è derivata empiricamente dall’essersi egli
occupato per circa quarantanni di studi storici : se non temessi di
esser male inteso, quasi direi che sia scritta più dal punto di vista
dello storico che del filosofo, e però allo storico riesce molto facile
Berlin, 1901. - Nella Festschrift des geographischen Seminars zu Br estate,
1901, lo stesso autore tratta della posizione di Parma.
(1) A. Gottlob, Zur Geselìschaftsliste der Buonsignori von Siena, nel
Jahrbuch der Gdrresgesellschaft, 22, 710-732.
(2) D. Graf Minotto, Chronik der Familie Minotto, 2 Voi. Berlin,
1901, 1902.
(3) Historische Zeitschrift, 89, 162 ; 90, 169.
(4) Th. Lindner, Ges chichtsfilzilo sofihie, Stuttgart, 1901.
a intendersi ; e si sforza di tenere il debito conto della grande
varietà di fatti storici, senza volerli tutti assoggettare ad una stessa
misura. L’ autore pensa che tutta la vita storica dipenda dal re-
ciproco rapporto fra conservazione e cambiamento e crede che
sia compito vero e proprio della storia lo spiegare come date eguali
cagioni nasca la varietà. Tutto lo sviluppo storico gli apparisce
opera individuale e collettiva allo stesso tempo ; è individuale
nel suo nascere, collettivo nel corso del suo svolgimento ; per lui
non esistono leggi storiche. Espone le sue opinioni con tutta mo-
destia, mostrando però massimo vigore nel ribattere le opinioni e le
sentenze che corrono; spesso ci sentiamo attratti ad approvarlo,
spesso anche a contradirlo, dandoci così doppiamente a pensare.
Per scopi bibliografici dobbiamo accennare i volumi pubbli-
cati nel frattempo nei Rapporti annuali delle scienze storiche (i),
dove si trovano le relazioni del Calligaris, del Cipolla, del
Seregni, del Mastrojanni e del Brandileone sulle opere storiche
pubblicate in Italia negli anni 1899 e *900. — Oltre a ciò devo
aggiungere anche un altro lavoro che sarà di grande aiuto nelle
ricerche storiche. C. Eubel ha continuato la sua Hierarchia catho-
lica (2) in un secondo volume che va dall’anno 1431 all’anno 1503,
e che sarà da tutti accolto con piacere. Nella sostanza è stato
conservato 1’ ordinamento del primo volume ; ma ci sono pregevoli
aggiunte, vale a dire un indice di tutti i Vescovi suffragane! che
operarono nelle varie diocesi per tutto il tempo cui arrivano i due
volumi, e di più numerose notizie biografiche sui Cardinali che
vissero dal 1440 fino al 1503.
Nel campo della storia del diritto, dobbiamo per ordine di
tempo menzionare dapprima 1’ ultima memoria di J. Ficker. Egli
vi difende le sue prime opinioni intorno ai Rapporti fra il diritto
longobardo e quelli della Scandinavia (3), ribattendo così il Kier che
ritiene invece più prossima la parentela del Longobardo con quello
di Danimarca. Il Ficker, per convalidare la sua opinione, che cioè
(1) Jahresberichte der Geschichtswissenschaft, 1899, 1900. Due volumi.
Berlin, 1901, 1902.
(2) C. Eubel, Hierarchia catholica medii aevi, to. II, Monasteri, 1901.
(3) J. Ficker, Dos langobardische und die scandinavischen Rechte, nelle
Mittheihmgen des Inst. fiir osterr. Geschichtsforschung, 22, 1-50.
- 20 —
abbia maggiore affinità col diritto Gulating, si riferisce alle dispo-
sizioni, che son comuni solamente ad ambedue queste leggi, circa
il diritto di successione delle donne : ed approfondisce poi le sue
prove per mostrare il valore che tali raffronti hanno in generale
per la soluzione di simili problemi. — Due eruditi si sono occupati
dell 'Incoronazione de Re d’Italia colla corona di ferro. Il lavoro di
A. Kroener (i) tratta anche della loro elezione,- senza però giun-
gere a nuovi risultati su quest’ ultimo soggetto ; tuttavia è certo
utile l’aver posto in connessione i due atti. Al pari di lui anche,
K. Haase (2) conclude che l’incoronazione fino all’ epoca salica
ebbe solo un’ importanza accessoria. Da quel tempo in poi fu
l’unica formalità onde i Re tedeschi prendevano possesso del
regno d’Italia. Ma soltanto da Enrico VII l’incoronazione appa-
risce come condizione necessaria per ottenere il diadema imperiale.
Discorrendo della corona di ferro di Monza, ambedue convengono
nell’opinione di Barbier de Montault; ma non vanno poi d’accordo
nello spiegare quando sorgesse l’ idea che la corona longobarda
sia una coì'ona ferrea ; e se quella che si conserva a Monza fosse
così chiamata già nel sec. XIII o solamente nel XV.
R. Schmeidler prende a verificare e a completare il lavoro
del Lenel sulle basi della costituzione di Venezia. Come quest’ul-
timo, egli si appoggia esclusivamente ai documenti veri e contempo-
ranei, lasciando da parte tutte le altre fonti sospette di tempi
posteriori. Per tal modo, è giunto ad ottenere nella sostanza
de’ resultati sicuri. Già il titolo del suo libro II Dux e il Commune
Venetiaram (3) dimostra che egli scorge il momento decisivo di
questa mirabile costituzione nello stabilirsi del Comune, rendendo
così possibile il sorgere del Consiglio àRSapientes, verso l’anno 1140.
Mentre questi organi governativi puramente cittadini a poco a poco
vanno assoggettando al loro sindacato il Doge, il Coìnune diventa
signore dell’intero Ducatus, e di fronte al Doge stesso, guadagna
(1) A. Kroener, Wahl und Kronung der deutschen Kaiser in Italien
(to. VI degli Studien des Colleghtm sapientiae), Freiburg im Breisgau, 1901.
(2) K. Haase, Die Kdnigskrdnung in Oberitalien und die eiserne Krone,
Strassburg, 1901.
(3) R. Schmeidler, Der Dux und das Cornimene Venetiarum ii4gbis
■I22Q (to. XXXV degli Histor. Studien herausgegeben von Ebering), Ber-
lin, 1902.
— 21
influenza sulla politica esterna e sull’ intera amministrazione dello
Stato. Principali fattori di tutto ciò stima essere stati i rapporti
politici, non gli economici. — Gli studi di G. Hanauer sull’Ufficio
del Potestà come professione nel XIII sec. (i) ci permettono di get-
tare uno sguardo assai interessante nel congegno della costituzione
municipale delle città italiane dal momento che ebbero acquistata
la loro completa autonomia. Giacché quest’ufficio veniva conferito
a nobili stranieri e soltanto per un anno e si richiedevano grandi
qualità, personale esperienza e posizione sociale per averlo, tale
ufficio diventò una vera e propria professione. -Basandosi segna-
tamente sulle liste delle Potesterie di Genova, Parma e Man-
tova, l’autore espone la relazione in che stavano l’offerte e le
richieste che se ne facevano; quali fossero i doveri e i diritti di
quell’ ufficio, quale la sua importanza politica ; ed infine reca un
prospetto delle famiglie nobili dell’ Italia superiore, che con spe-
ciale passione si dedicarono a questa professione.
A. Doren ha fatto un lavoro di massima importanza per la
storia economica di Firenze. Se prima si era occupato in un vo-
lumetto delle Arti fiorentine in generale (2), ora ha consacrato un
nuovo libro all ^Industria della lana dal sec. XIV al XVI (3), la
quale industria tiene il primo posto nella grandezza economica di
Firenze. Appoggiandosi agli Statuti, ai Protocolli, alle Deliberazioni
di quest’Arte, e della Signoria, come pure ad altre fonti archivistiche,
tratta di tutto il procedimento tecnico, della fabbricazióne della
lana, dell’organamento di quell’industria, dei rapporti sociali de’la-
voratori e dei .padroni, dell’ importazione della materia greggia,
dell’esportazione de’panni, della posizione che prese l’arte, segna-
tamente quando da assuntrice si fece ad aiutare il capitale, ren-
dendo possibile l’introduzione e il trasporto in comune, fondando
degli stabilimenti all’uopo per migliorare i panni prodotti e simili
cose. Nel capitolo che chiude il libro si tenta di fare un quadro
complessivo che ci mostri tutto lo svolgimento della vita di quest’arte,
così piena di fatti e di alternative. Vanno annessi anche docu-
menti importanti, tabelle statistiche ed un glossario delle espres-
(1) G. Hanauer, Das Berùfspodestai im 13 Jahrhnelle Mittheil.
des Inst. fitr òstei'r. Geschichtsforschiùng, 23, 377-426.
(2) Ved. Arch. Stor., 24, 365 ss.
(3) A. Doren, Die. Florentiner Wollenindustrie vom 14 bis zum 16
Jahrhundert, Stuttgart, 1901. Cfr. ora anche Arch. Stor., 32, 379 ss.
— 22
sioni tecniche. — La memoria del Gottlob sopra i banchieri se-
nesi è stata già da me ricordata ; ora H. Sieveking ci offre un
Saggio per là storia del commercio all’ingrosso nel sec. XV (i) pren-
dendo a illustrare coll’aiuto de’registri mercantili di Venezia come
si sia sviluppata la tenuta de’libri d’amministrazione nel Medioevo.
In questi due anni, compresi nel mio rapporto, si è lavoratg an-
che nel campo della diplomatica e specialmente sui diplomi dell’Italia
meridionale e su quelli pontifìci. K. Voigt ci dà dei Saggi per la Di-
plomatica de’Principi longobardi dal 774 (2). Ne esaminò gli originali
negli archivi di Roma e dell’Italia del Sud, e in sostanza va più
oltre degli studi del Poupardin. Egli tratta della Cancelleria,
de’ criteri interni ed esterni de’medesimi diplomi e delle falsifica-
zioni. Notevole pure il catalogo aggiunto de’diplomi relativi. Sol-
tanto è peccato che il Voigt non abbia esaurito questo tema, giac-
ché non sarà facile che presto un altro lo faccia suo. — Accanto
a questo, per il tempo come per l’argomento, è da porsi il bel
libro di K. A. Kehr sopra i Diplomi dei Re normanni di Sicilia (3).
Grazie ai viaggi fatti insieme col suo fratello Paolo e alle buone
relazioni che questi ha in Italia, gli fu possibile di ricercare e studiare
da sé stesso due terzi, e più, degli originali in questione, facendo così
una solida base per la diplomatica dei Re normanni. Nel primo
capitolo si trova pure un prospetto delle singole provenienze de’di-
plomi, che ancora si conservano nell’ Italia e all’ estero ; il qual
prospetto ci dà altresì il modo di far ricerche anche intorno agli
altri e non pochi documenti simili che andarono perduti dopo la
soppressione de’monasteri. I capitoli sulla Cancelleria e sui carat-
teri intrinseci ed estrinseci sono ad un tempo notevoli, tanto per
la storia politica, a cagione della posizione de’ Cancellieri e
de’ Datari, e per via della molteplice connessione che vi ha colla
diplomatica papale, con quella de’ Principi longobardi e degl’ im-
peratori greci, quanto per la storia della civiltà in Italia. Nè
con minor larghezza e profondità si discuotno le falsificazioni
(1) H. Sieveking, Aus venetianischen Ilandhmgsbuchern, ein Beitrag
zur Geschìchte des Grósshandels im 15 Jahrhundert, nel Jahrbuch fiir
Gèèetzgebung, to. XXV, fase. 4.
(2) K. VoiGT, Beitràge zur Geschichte der Langobardenfiìrsten von Be-
nevent, Capua und Salerno, Gòttingen, 1902.
(3) K. A. Kehr, Die Urkunden der normanniscli-sicìlischen Konige,
Innsbruck, 1902. Cfr. anche Arch. Stor., 32, 505.
— 23 —
di simili diplomi, che si trovano in numero invero sorprendente.
In fine si recano 55 diplomi de’ tempi da Roberto Guiscardo
a Federico II, che erano fin qui affatto sconosciuti o noti solo in
modo insufficiente. La bontà di questo lavoro ci fa rimpiangere ancor
più amaramente la morte immatura dell’autore. — J. Pflugk-LIart-
tung, dopo una lunga pausa, si è novamente rivolto alla diploma-
tica pontificia. Il suo libro Le Bolle dei Papi fino alla fine del
sec. XII (1), che ci rivela la sua estesissima cognizione degli ori-
ginali, tratta non già di tutta quanta la Diplomatica papale di
questo periodo, sibbene de’ caratteri estrinseci delle Bolle. Chi
vorrà in seguito lavorare intorno alle medesime non potrà- fare a
meno di questa pubblicazione, per quanto l’ avere avuto di mira
soltanto la parte esterna degli originali, e 1’ essere il libro stato
composto già nel 1887, senza avervi incluso altro che poco dei
lavori diplomatici venuti fuori più tardi, noccia in parte al suo
pregio. Un critico competente ha fatto rilevare in bel modo come
l’autore abbia saputo mettere in mostra il pregio estetico di queste
opere grafiche. — N. Steinacker, studiando a fondo le collezioni
più antiche che ci sono conservate di lettere papali, e specialmente
l’Avellana, giunge a questi resultati che credo convincentissimi,
cioè : che la registrazione delle lettere e de’diplomi nella cancelleria
imperiale e pontificia (2) nei primi tempi si faceva secondo l’originale;
che la mancanza o la succinta compilazione del protocollo nelle rac-
colte va messa a carico de’copisti posteriori e che, viceversa, resi-
stenza del protocollo non ci fa concludere che i raccoglitori hanno
fatto uso direttamente degli originali. —- P. Kehr ci dà nuovi ed
importantissimi schiarimenti sull’organamento della Cancelleria papale
nel sec. XI (3), basandosi sul ricco materiale di antichi documenti
pontifici, che ha già raccolti per la sua grande edizione che si
propone di fare. La cancelleria suddetta subì allora quel memora-
bile cambiamento che il Kehr riepiloga nelle parole scrinium e
palatimi. Fino dai tempi di Benedetto IX si allenta la dipendenza
(1) J. V. Pflugk-Harttung, Die Bullen der Pàpste bis zum Ende
des 12 Jahrhunderts, Gotha, 1901.
(2) H. Steinacker, Ueber da.s àlteste pàpstliche Registei'wesen, nelle
Mittheil. des Inst. fiir osterr, Gescliichtsfor sellinig, 23, 1-49.
(3) P. Kehr, Scriniuni und Palatium, zur Geschichte des pdpstlichen
Kanzleiwesens im XI Jalirli., nel Supplemento VI delle Mittlieilungen des
Jnstituts fiir osterr. Gescliiclits/orschiing, 70-112.
della cancelleria pontifìcia dal Bibliotecario della Chiesa romana,
nonché la relazione cogli scrinarti destinati alle varie Regioni e Chiese
della città, attirandovi i notari palatini. Per lungo tempo ancora
ambedue queste categorie, d’impiegati si sostennero confusamente;
i primi specialmente quando. il Papa soggiornava in Roma, i se-
condi nella sua dimora al di fuori ; finché, sulla fine di quel se-
colo, i notari di Palazzo, che erano responsabili al Papa soltanto,
riuscirono ad occupare tutto il campo. In connessione con tutto
ciò il Kehr spiega, nel modo più convincente che si possa desiderare,
come la scrittura minuscola penetrasse nella Cancelleria papale.
Uno dei manoscritti più pregevoli per la storia dell’Arte del
X ,sec. è stato pubblicato da H. V. Sauerland e da A. Haseloff.
E questo il Salterio dell’Arcivescovo Egberto di Treviri (i), di cui
devo qui far menzione, perchè il Codice Gertì'udianus si conserva
in Cividale. Il Sauerland ci narra tutta la storia di questo ms.ttb,
che nel sec. XI andò in Russia, donde, passando per la Polonia,
giunse in possesso di S.a Elisabetta, e poi, per mezzo de’ pa-
renti di questa, a Cividale : l’Haseloff crede con assai probabilità
che il Codice sia stato scritto e miniato nel monastero di Rei-
clienau. — Per essere completo devo qui ricordare che anche
in Germania è escita un’edizione del Dizionario di Abbreviature del
Cappelli col titolo di Lexicon Abbreviaturarum (2). Alla prima edi-
zione italiana furono fatte alcune aggiunte e vi è annessa anche una
Bibliografia. Però non credo che a me spetti il dare un giudizio sul
suo valore, poiché si tratta di un’opera fatta da un erudito italiano.
Rispetto a molte questioni di critica gli eruditi useranno con
vantaggio anche il libro sulle festività dell’Anno ecclesiastico di K.
Kellner (3). E ciò varrà specialmente per i capitoli 2 e 3, l’uno
dei quali contiene una storia' delle feste mobili e fisse della Chiesa,
e 1’ altro tratta dellé fonti delle ricerche eortologiche, dei Marti-
rologi e de’ Calendari.
Innsbruck. E. v. Ottenthal.
(1) H. V. Sauerland und A, Haseloff, Der Psalter des Erzbischofs
Egbert von Trier, Codex Gertrudianus zu Cividale, Trier, 1901.
(2) A. Cappelli, Lexicon abbreviaturarum, Leipzig, 1901.
(3) K. KELLNER, Heortologie oder das Kirchenjahr und die Heiligen-
feste in ihrer geschichtlichen Entwickhmg, Freiburg im Breisgau, 1901.
Giovanni Pausa, Quattro Cronache, e due Diarii inediti
relativi ai fatti dell’Aquila dal sec. XIII al sec. XVI
(Pietro Santini).
Angelelli A. L., L’Abbazia e l’isola di Montecristo (A.
Giorgetti).
Luigi Rossi, La Guerra in Toscana (1447-48) (Ìda Ma-
setti Bencinj).
Mémoires de Philippe de Commynes, nouvelle édition
publiée avec une introduction et des notes, d’après
un manuscrit inédit et complet, par B. De Man-
drot, I, 1464-1477 (Luigi Staffetti).
* Annita Goppini, Piero Strozzi nell’Assedio di Siena (G.
Bondoni).
Fontes rerum polonicarum e tabulario reipublicae ve-
netae exhausit, collegit, edit dr. Augustus Comes
Cieszkoivski (Giuseppe Dalla Santa).’
Dr. Bruto Amante, Fra Diavolo e il suo tempo (1796-
1806) (Francesco Lemmi).
A. Pupillo-Barresi, Gli usi civici in Sicilia (Giovanni
Brunetti).
Marcel Vigne, La Banque à Lion du XVe au XVIIIe siè-
cle (Alberto Del Vecchio).
La Belgique commerciale sous l’empereur Charles VI.
La Compagnie d’Ostende. Etude historique de poli-
tane commerciale et coloniale par Michel Huisman
(Scipione Gemma).
Il Morgante di Luigi Pulci. Testo e note a cura di
Guglielmo Volpi (Antonio Zardo).
Giulia Geremia, Sulla vita e sulle opere di Girolamo
Casio (M. Lupo Gentile).
Laudedeo Testi, La forma primitiva delle gallerie lom-
barde e la cappella di S. Aquilino nel S, Lorenzo
maggiore di Milano (C. de Fabriczy).
Di Cafaggiolo e d’altre fabbriche di ceramiche in To-
scana, secondo studi e documenti in parte raccolti
dal Comm, Gaetano Milanesi ; Commentario storico
di Gaetano Guasti (C. Mazzi).
Notizie.
Società e Istituti scientifici. — Archivi e Biblioteche.
— Storia generale e studi sussidiari. — Storia re-
gionale.. — Storia letteraria e artistica.
Tavola alfabetica.
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E CONTINUATO A CUBA DELLA
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zioni che si fanno intorno alla Storia d’Italia.
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e stranieri e dei più notevoli articoli delle Pubblicazioni
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cazioni recenti ; notizie necrologiche ; notizie varie.
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